PLACIDA FLAVIO, Aspetti catechistico-liturgici dell’opera di Cromazio di Aquileia, Rubbettino, 2006
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Come è normale per una ricerca teologico-catechetica che voglia rispettare i moderni canoni della scientificità, questa mia opera come accennavo in precedenza, si avvantaggia di molte competenze e studi di navigati ed esperti teologi, catecheti e altri studiosi versati in più campi del sapere, i quali hanno messo e continuano a mettere a disposizione di chi ha fatto della teologia, per esigenze pastorali ed in vista della formazione e della salvezza delle anime, la sua ragione di vita. A tal proposito penso di poter dire che avendo attraversato in buona parte l’impervio mare delle numerose pubblicazioni, che periodicamente si succedono, tramite opere monografiche, articoli, raccolte ed altro, ho potuto avvalermi circa il nostro autore, di ciò che di più recente ed aggiornato si sia prodotto in materia. Questo senza pregiudicare pubblicazioni classiche la cui consultazione è stata e sarà sempre indispensabile. Tale dato se testimonia la validità bibliografica della mia ricerca, pone in evidenza anche una sua peculiarità: essa rappresenta un bilancio, un’ampia sintesi aggiornata del molto materiale prodotto sul vescovo di Aquileia, ma non manca di un approccio personale ed una rilettura dei testi che possa dare nell’attuale panorama teologico, in riferimento alla catechetica particolarmente, spunti nuovi per l’approfondimento sempre attuale nell’approccio al pensiero dei Padri della Chiesa.
Mi prefiggevo, e la progressiva lettura del vasto materiale esaminato mi ha confermato in questa intenzione, di far emergere l’attualità di questo pastore e del suo “modello” catechistico, certo che dalla Tradizione possono derivare suggerimenti sempre pertinenti alle difficoltà dei tempi che si vivono. Se il Vangelo è vino sempre nuovo da dover versare in otri sempre nuovi, è altrettanto vero che, circa l’essenzialità del messaggio della fede da annunciare e le più o meno grandi intuizioni teologiche da difendere, per una migliore inculturazione della verità della salvezza, questo “Maestro nella fede” appare tutt’ora di un insegnamento autorevole. Facendo estrema sintesi di quello che in questo mio lavoro vorrò provare, l’insegnamento principe che deriva dall’autorevole testimonianza di Cromazio è quello della santità della vita, e perciò dell’efficacia dell’azione pastorale. Egli fece suo il mistero che annunciò ed al cui servizio mise la propria vita.
Circa i limiti di questo mio lavoro è bene subito mettere in evidenza che, per ovvi motivi non ha potuto riprendere ed esaminare tutti gli ambiti in cui il pensiero del vescovo aquileiese si è mosso, spaziando su quegli orizzonti ampli a cui una fede veramente vissuta non può non aprire. Tuttavia vuole presentarsi come un proposta nuova di lettura dei dati disponibili, nella convinzione che il materiale studiato possa fornire al pastore e catecheta moderno uno stile di cui certo si potrà appropriare con grande beneficio. Al di là dei doni personali, che caratterizzarono irrepetibilmente la figura del nostro autore, la sua fu vera opera ecclesiale che seppe avvalersi, in piena sintonia con lo spirito di comunione, sovente oggi richiamato dal Concilio Vaticano II ai nostri giorni, dei molti doni che Pastori grandi quanto lui e più di lui per santità di vita e dottrina teologica, avevano profuso a vantaggio della Chiesa.
Circa la strutturazione del mio lavoro è bene che dia una giustificazione metodologica per una migliore comprensione della sua esposizione. Ciò che primariamente risulterà evidente sfogliando l’indice è una prima divisione in due parti che a partire da alcuni dati storici e bibliografici vuole introdurre progressivamente nel tema trattato, per giungere nella seconda parte, dove sistematicamente la tesi prende in esame il pensiero di Cromazio sotto cinque aspetti. Preciso subito che troverà sistemazione già nella prima parte una sintesi introduttiva della teologia cromaziana, che a mio avviso accompagnerà e faciliterà un successivo approfondimento nella parte sistematica.
Nella seconda parte il primo degli aspetti ad essere trattato, ed è il più corposo per l’importanza trasversale della materia trattata, è quello liturgico denso di spunti teologici e fonte preziosa oltre che via maestra per penetrare nell’universo teologico-catechetico cromaziano. Partendo dalla realtà liturgica della Chiesa aquileiese e considerando soprattutto i Sermoni pronunciati durante lo svolgersi dell’anno liturgico ho colto alcune sfumature che caratterizzano la catechesi del nostro autore, in vista di un autentico inserimento dei suoi fedeli nel mistero di Cristo e della Chiesa.
L’aspetto omiletico/catechetico analizza lo stile predicatorio di Cromazio. Esso, benché semplice e chiaro nell’espozizione, non prescinde dalle regole classiche della retorica antica. Attraverso l’uso di immagini, paragoni e simbologia numerica che applica e attualizza alla vita della sua comunità, vuole convincere il suo popolo che il mistero di Cristo e della Chiesa che egli annuncia non è estraneo alla loro vita.
L’aspetto ecclesiale, come gli altri aspetti considerati, appare dalle riflessioni teologiche che il nostro autore presenta durante la spiegazione della Parola di Dio. La Chiesa è il grande amore di Cromazio. Essa è il “frutto spontaneo” prodotto dalla redenzione operata da Cristo. La Chiesa è punto di arrivo e di partenza, inizio di un nuovo cammino di Dio con gli uomini.
Anche l’aspetto mariano occupa un posto di primaria importanza nella teologia di Cromazio. Nel mio lavoro si evince come, sottolineando l’importanza del ruolo di Maria nell’economia della salvezza, ella viene presentata come vergine, madre, sposa e in figura anche vedova. Inoltre attraverso il ricorso di immagini applicate a Maria il nostro autore vuole sottolineare gli aspetti unici e singolari della vita di Maria in relazione alla Trinità.
Nel capitolo che tratta l’aspetto ascetico si evidenziano le testimonianze più significative tratte dagli scritti di Cromazio sulla vita spirituale dei cristiani di Aquileia del IV sec., e come gli stessi più o meno, incarnavano i valori evangelici secondo il loro stato di vita.
Nella conclusione volendo rilevare come si attualizza il messaggio e la catechesi di Cromazio, maestro, pastore e catecheta, espongo come essa è sempre determinata dalle linee dominanti della sua biografia, del suo insegnamento e dal modo con cui esse si intersecano con la quotidianità complessa dei nostri giorni. Nel caso di Cromazio, ho voluto prima di tutto evidenziare alcuni aspetti fondamentali della sua catechesi catecumenale, partendo dall’analisi dei cosiddetti Sermoni quaresimali. Successivamente, alla luce di alcuni documenti offertici dell’episcopato italiano in questo ultimo decennio sull’Iniziazione cristiana dei fanciulli e degli adulti, evidenzio quanto, per le nostre comunità ecclesiali, sia ancora valido e salutare proporre una catechesi a modello catecumenale, senza ovviamente distogliere lo sguardo dalla ricca esperienza di coloro i quali sono stati gli “inventori” di questo itinerario di iniziazione.
Credo sia il caso di evidenziare un’ulteriore annotazione di carattere formale. Ho voluto, in modo intenzionale, offrire i testi dell’opera di Cromazio, come di altri autori cristiani da me citati, nella loro versione originale, in latino. Pur considerando il rischio di appesantire la lettura del testo mi è sembrato utile far risaltare e gustare la bellezza di questi capolavori, autentici e originali tesori della Tradizione ecclesiale.
In ultimo, seppur già qualcosa si è accennato, vorrei spendere qualche breve considerazione sulla specificità della mia ricerca. Il mio lavoro ha come mire precise, ispirandosi alla riscoperta dei Padri che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento teologico, quelle di:
Riproporre all’attenzione dei pastori e dei catechisti la figura e la catechesi del Vescovo aquileiese come vero pastore e catecheta. In un tempo in cui il recente Magistero mira con fermezza a recuperare una figura di pastore primariamente “annunciatore del Vangelo” (cf. Giovanni Paolo ii, Pastores gregis, Esortazione Apostolica post-sinodale, nn° 26, 31; Id., Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale di Francia in visita “ad limina Apostolorum”, n° 1, 20 Febbraio 2004, e i riferimenti magisteriali ivi citati), Cromazio si staglia all’orizzonte come persona profondamente immersa ed avvinta da questo ministero di annuncio della salvezza. In quanto successore degli Apostoli egli è testimone autorevole della Risurrezione di Cristo, e lo è per mezzo di una instancabile “attività” catechetica, volta alla spiegazione del mistero di Cristo, da lui definito “celeste mistero”.
Recuperare tratti essenziali e paradigmatici del suo insegnamento e della sua catechesi: piena fedeltà alla Tradizione ed all’insegnamento degli Apostoli, matrice ecclesiale della sua teologia, visione globale della fede della Chiesa ed al contempo appropriazione sintetica e personale dei dati della fede, tanto che non si troverà mai citato nei suoi testi l’opera di quei Padri di cui si è nutrito e che di certo ha presente.
Non bisognerà attendersi da lui novità né di contenuti, né d’impostazioni sul piano speculativo, ma le sue doti nell’assimilazione del depositum fidei e nella sua esposizione sono di eccezionale rilievo.
È inutile negare che la frequentazione di questo maestro, mi ha dato una fondamentale chiave di accesso per penetrare più profondamente il complesso e variegato mondo della teologia contemporanea; nello stesso tempo mi ha anche consentito l’acquisizione di una familiarità più grande con i Padri, vero coronamento di una ricerca teologica, al fine di assimilarne lo spirito.
Alla scuola di Cromazio mi sono confermato nella convinzione che gli studi patristici non possono fare a meno di una solida conoscenza della storia della Chiesa, che rende possibile una visione unitaria dei problemi, degli avvenimenti, delle esperienze, delle acquisizioni dottrinali, spirituali, pastorali e sociali delle varie epoche. In tal modo mi sono reso conto del fatto che il pensiero cristiano, se comincia con i Padri, non finisce con loro. Esso, infatti, mai appare come un inutile archeologismo, ma come uno studio creativo che aiuta a conoscere meglio i nostri tempi ed a preparare quelli futuri.