Maria Piera MANELLO – M. Ines OHOLEGUY
L’ASSOCIAZIONE DEI CATECHETI ITALIANI TRA IL 1976 E IL 1999
Verso una nuova identità del Gruppo Italiano Catecheti
Ringraziamo vivamente per la possibilità di pubblicare questo articolo già apparso in “Rivista di Scienze dell’Educazione” 1, 38, 2000.
È con vera soddisfazione che possiamo salutare il rilancio del Gruppo Italiano Catecheti (GIC), la cui feconda realtà per la riflessione catechetica richiede di essere considerata a partire da una breve lettura del suo excursus storico per sfociare sull’iter di lavoro compiuto per il suo rilancio, mediante la realizzazione di due convegni, svoltisi in vista della ridefinizione della sua identità e finalità.
1.Breve excursus sulla vita del GIC
Il GIC venne fondato nel 1976 «per iniziativa di direttori di istituti, centri e riviste di catechetica operanti in Italia»[1] e di alcuni docenti universitari di catechetica. L’iniziativa sorse con l’intento «di riunire e coordinare le persone che operano nel settore della riflessione e della sperimentazione catechetica; di raccogliere, far conoscere e promuovere studi, ricerche, sperimentazioni, progettazioni condotte nel campo catechetico; per un arricchimento reciproco e per un orientamento comune (Statuto art.1)».[2]
Su queste linee orientative il GIC, nel suo primo decennio, conobbe una stagione di qualificata e intensa attività di riflessione,[3] di ricerca nel campo catechetico[4] e di confronto fecondo, particolarmente nello svolgimento del convegno annuale.[5] Successivamente l’organismo registrò un venir meno di vigore nelle sue attività, sia in forza della preoccupazione di non sovrapporsi alle iniziative della Chiesa locale e sia a causa del diradarsi progressivo dell’incontro degli iscritti, che da annuale divenne biennale, benché voluto – secondo lo Statuto (cf art.5) – sia come espressione principale dell’identità e della finalità dello stesso gruppo e sia per favorire lo sviluppo della riflessione catechetica.
Tuttavia la diminuzione di vigore non poteva e non voleva significare il definitivo declino del GIC. Infatti, in questi ultimi tempi le nuove sfide, a cui viene sottoposta la catechesi a causa dell’accentuato processo di secolarizzazione della società italiana e dell’accellerato movimento di cambio culturale,[6] unitamente al verificarsi dell’evoluzione avvenuta nella riflessione catechetica e della feconda produzione di documenti catechistici per la Chiesa universale,[7] e per la Chiesa in Italia,[8] facevano sentire ai catecheti l’opportunità e l’urgenza di dare nuovo rilancio al GIC, a beneficio non solo degli iscritti, ma anche della qualità della prassi catechistica italiana.
2.Il processo di rilancio del GIC
Il processo operativo per la rivitalizzazione del GIC si può articolare in tre momenti: la preparazione del rilancio del gruppo, la realizzazione del primo convegno e quindi del secondo.
2.1. La preparazione del rilancio del GIC
Nella consapevolezza dell’urgenza di una collaborazione sempre più qualificata all’azione pastorale della Chiesa in Italia, due catecheti: il Prof. D. Cesare Bissoli e il Prof. D. Luciano Meddi, con il pieno appoggio del segretario in carica del GIC, D. Angelo Giuliani, agli inizi del 1998, diedero il via ad un delicato e laborioso processo di lavoro organizzativo per la realizzazione di un nuovo incontro fra coloro che erano già membri del GIC e per dare ad esso un nuovo impulso vitale.
Tra i mesi di febbraio ed aprile del 1998, i due promotori, assumendosi l’onere della ripresa, inviarono agli iscritti al GIC una traccia-questionario per raccogliere con maggior precisione i loro dati anagrafici e di curricolo, per saggiare i loro “desiderata” sull’identità e finalità del gruppo e per raggiungere, loro tramite, coloro che nel frattempo avessero acquisito la competenza catechetica, in modo da poterli successivamente invitare ad aderire al gruppo. In secondo luogo, in un breve lasso di tempo, programmarono la realizzazione in Roma di due giornate d’incontro tra coloro che, con le loro risposte, avevano manifestato la volontà di partecipare alla vita del GIC.
Le giornate vennero fissate per il 16-17 ottobre 1998 sulla proposta, come primo momento, di rilancio del gruppo, in vista di verificare «ripensare, sostenere e ampliare l’attività associativa dei docenti e dei cultori di pedagogia religiosa (catechesi e insegnamento della religione cattolica)».[9]
A pochi mesi di distanza dall’invio della traccia-questionario, su 140 inviti si raccolsero 69 consensi e 60 adesioni di partecipazione al convegno. Il bollettino informativo nel fornire i dati delle risposte, confermava l’indizione del convegno e ne abbozzava il tema nei seguenti termini: Quale è e quale potrebbe essere il ruolo del catecheta nelle Chiese locali. Nello stesso tempo veniva fissato l’ordine del giorno dei lavori formulato nei seguenti termini: «analisi della funzione del catecheta nella Chiesa in Italia; discussione sugli orientamenti di ricerca e impegno del GIC nei prossimi anni; votazione per l’elezione della direzione del GIC».[10]
La scelta prioritaria del ruolo dei catecheti si profilava anzitutto giustificata poiché spesso tra questi cultori e operatori viene avvertito un certo senso di incertezza sul come impiegare e svolgere la propria competenza e anche perché si costata di non poterla utilizzare «pienamente nel tessuto e nella progettualità della propria Chiesa locale».[11] La scelta del tema del convegno teneva quindi conto dei problemi reali degli iscritti al GIC.
2.2. La celebrazione del primo convegno per il rilancio del GIC
Il convegno venne di fatto realizzato a Roma, nell’istituto salesiano di Via Marsala nei giorni 16-17 ottobre 1998.
La modalità di svolgimento, continuando la tradizione del GIC, si articolò in brevi relazioni e in lavori sia di gruppo che di assemblea.[12]
L’apertura delle giornate venne realizzata con una relazione del catecheta Prof. D. Cesare Bissoli che si assunse il compito di illustrare il senso della convocazione del convegno. Egli, dopo aver ricordato a grandi linee l’attività svolta in passato dal GIC e ringraziato nominalmente coloro che ne avevano portato il peso organizzativo, evidenziava i motivi che rendevano opportuno il rilancio del gruppo. Tra questi, oltre alle sfide di tipo socio-culturale rivolte alla catechesi, individuava il bisogno di dare una più esplicita e specifica presenza ai catecheti nel contesto ecclesiale italiano e in particolare al loro impegno nella formazione dei catechisti, anche perché veniva fatto osservare che queste presenze erano esigite dall’evolversi dei tempi, molto differenziati rispetto a quelli immediatamente post-conciliari e della prima stagione del GIC.
Lo stesso Prof. Bissoli informava altresì sul cammino compiuto per giungere alla convocazione del convegno, rilevando l’incoraggiamento ricevuto da alcuni responsabili degli organismi catechistici della CEI, ben sapendo che i lavori del GIC sarebbero continuati secondo uno stile di servizio, ma d’autonomia sia per la scelta di studio delle tematiche come per il campo di ricerca. In tal modo, com’era avvenuto in precedenza, si assicurava un campo e una modalità di riflessione e di ricerca differenziato da quello coltivato da centri o istituti di catechetica e mantenuto libero dall’impegno di rispondere ai bisogni immediati della prassi pastorale ecclesiale.
Il relatore individuava quindi tre campi per orientare l’immediato lavoro: anzitutto soddisfare all’esigenza della conoscenza reciproca, attraverso l’evocazione della memoria del passato e la puntualizazzione dell’esperienza in atto; perseguire degli obiettivi e individuare dei compiti in ordine all’incremento della vitalità del GIC; dare visibilità istituzionale al gruppo, attraverso la valorizzazione dello statuto, la nomina dei responsabili e la formulazione d’impegni perseguibili nel prossimo futuro a vantaggio del servizio catechetico in Italia.
La risposta all’individuazione del primo compito veniva data dalla relazione del segretario uscente D. Angelo Giuliani, che, con molta originalità, intitolava il suo dire: Il mantello d’Elia. In modo essenziale, il relatore metteva a fuoco l’evoluzione socio-culturale e religiosa avvenuta in Italia nel tempo conciliare e post-conciliare, rilevando i principali orientamenti ecclesiali, le condizioni, le difficoltà e le prospettive operative che avevano spinto alla costituzione del GIC. Egli evidenziava inoltre le caratteristiche del gruppo, ricordandone i contributi di maggior rilievo e i riconoscimenti: quello ottenuto nel campo catechetico con l’ammissione come membro di diritto nell’Equipe dei Catecheti Europei nell’1986 e quello della sua presenza negli incontri biennali dei Catecumenati Europei a partire dal 1987. Non tralasciava però di evidenziare le difficoltà che, in base alla sua esperienza, erano da superare per la vita del GIC. Anzitutto la tentazione dell’individualismo dei singoli catecheti, la mancanza di continuità nella realizazzione degli incontri, la carenza di mezzi di contatto o di comunicazione, la frequente incomprensione da parte dei responsabili delle Chiese locali, la poca disponibilità delle case editrici a rischiare nella pubblicazione di materiali catechetici ed infine la carenza di mezzi finanziari, dipendenti esclusivamente dalle quote degli iscritti. Egli abbozzava infine alcuni orientamenti operativi per il futuro, che individuava nell’espletamento di una funzione critica, concretizzata nel prevenire in modo giustificato le scelte che potrebbero essere operate a livello di pastorale ecclesiale; una funzione promozionale esercitata nel proporre alla Comunità cristiana esperienze innovative, valorizzando lo stesso Direttorio Generale per la Catechesi (DGC) (1997) per evitare l’appiattimento della vita cristiana nelle Comunità di fede; una funzione profetica avanzando proposte coraggiose di grande respiro, attraverso la formulazione di ipotesi di lavoro e attivando processi educativi da sottoporre a verifica.
Oltre a queste indicazioni operative, per contribuire ai lavori del convegno, relativi al secondo obiettivo, il Prof. Ubaldo Gianetto svolgeva il tema: Studiare e insegnare catechetica. Pur tenendo conto del non facile compito d’approfondimento e di ricerca del catecheta, in quanto deve aprirsi all’intero campo della vita umana, il relatore elencava una ricca serie di tematiche suscettibili di studio e di ricerca, fino ad includere proposte programmatiche d’azione pastorale specifiche e circostanziate a particolari categorie di persone. Egli incoraggiava ad andare oltre la programmazione di tipo puramente didattico per assurgere, secondo le nuove tendenze catechetiche, all’elaborazione di progetti educativi di tipo integrale sul modello catecumenale e con la valorizzazione delle cosiddette scienze umane. Un aspetto specifico in questo campo di ricerca veniva individuato nell’elaborazione di progetti di programmazione e di verifica per l’insegnamento della religione. Infine veniva indicato un buon campo di lavoro nella ricerca del metodo catechistico, che, come tale, richiede l’intervento di contributi interdisciplinari. Infatti, queste proposte operative richiedono conoscenze d’ordine filosofico e teologico, ma anche psico-sociale, storico-culturale, conoscenze di metodologia pedagogica e didattica ed anche di scienze della comunicazione. A sostegno poi delle sue proposte, il relatore segnalava alcune valide fonti bibliografiche.
Un’ultima relazione svolta dal Prof. Lucio Soravito sul tema: Ricerca catechetica e pastorale diocesana, veniva quindi a completare i precedenti contributi.
Dopo aver ricordato la situazione di scarso apprezzamento per le discipline catechetiche nell’attuale contesto ecclesiale, il relatore proponeva di individuare il ruolo odierno del catecheta. A questo scopo collocava anzitutto la catechesi nell’ambito dell’evangelizzazione, precisando di quest’ultima la natura, la finalità e le diverse accezioni correnti. L’evangelizzazione veniva individuata come azione condotta per comunicare e approfondire la Parola di Dio, in vista dell’educazione della fede, dell’edificazione della Chiesa e dell’inculturazione del Vangelo. In quest’ottica la catechetica veniva intesa come «la scienza che riflette sulla prassi evangelizzatrice della Chiesa, per illuminarla e guidarla, per indicarne la metodologia più efficace, per verificarla e modificarla in base alle esigenze dei soggetti e al contesto ecclesiale e sociale in cui essi vivono». Conseguenzialmente i compiti del catecheta venivano precisati in attenzione all’ambito delle finalità dell’evangelizzazione, per cui il relatore individuava anzitutto i contributi specifici in ordine alle varie forme dell’educazione della fede; in secondo luogo rilevava quanto può essere operato in vista dell’edificazione della Chiesa, evidenziando l’esigenza della collaborazione del catecheta all’opera competente di altri “esperti” per il perseguimento di una conoscenza oggettiva della realtà socio-culturale e religiosa della Comunità in funzione dell’elaborazione di proposte operative adeguate. Infine, per quel che concerne l’inculturazione, a giudizio del relatore, il catecheta può offrire ottimi contributi nell’evidenziare i valori presenti nella cultura ambientale in vista di dare loro un più solido fondamento e promuoverne una piena realizzazione; nell’incidere con giudizi di valore sulle linee di pensiero in atto; nell’aiutare a riesprimere il Vangelo nelle categorie proprie delle varie culture.
Per raggiungere tali obiettivi veniva messa a fuoco la necessità dello studio e della ricerca, favorendo l’attuazione di alcuni importanti criteri e cioè: dell’incarnazione, della comunione, della sacramentalità e della gradualità, senza dimenticare le possibilità e le esigenze reali delle persone a cui ci si rivolge. Il relatore sottolineava pertanto la necessità di superare alcuni limiti e anche tentazioni, sempre in agguato nella prassi pastorale, tra cui quella della conduzione di un’evangelizzazione deduttiva, attenta ai principi teologici, ma dimentica dei destinatari; un’evangelizzazione empirica, pesantemente dipendente dalla prassi, senza preoccupazione di riflessione e di verifiche; un’evangelizzazione dell’emergenza, impegnata a rispondere via via a problemi immediati; un’evangelizzazione della conservazione, preoccupata di ripetere quanto e come si è sempre operato, ma insensibile alle esigenze del cambiamento in atto; un’evangelizzazione dell’attivismo preoccupata prevalentemente della riuscita dell’organizzazione delle attività più che della maturazione delle persone. In ultima analisi veniva precisato il compito del catecheta su tre versanti: sull’analisi della prassi evangelizzatrice sia per fondarla meglio come per rinnovarla; sull’analisi ed elaborazione di teorie per l’evangelizzazione, scientificamente giustificate; sull’elaborazione di modelli operativi, adatti per il contesto operativo a cui sono rivolti e accompagnati da serie indicazioni di strumenti di verifica. Il relatore concludeva il suo discorso segnalando alcuni problemi da risolvere con priorità di applicazione, tra cui quello della precisazione dei contributi delle diverse discipline teologico-pastorali e dei loro rapporti in ordine allo sviluppo di una prassi pastorale efficace.
Evidentemente i contributi offerti dalle relazioni preparavano una ricca piattaforma per l’individuazione di tematiche di studio per il GIC, ma i convegnisti si resero immediatamente conto che la risposta sensata a qualsiasi impegno doveva essere preceduta da una chiara ridefinizione della fisionomia del gruppo, con la precisazione delle sue finalità. Anche le risposte al questionario avevano lasciato intravedere il bisogno di procedere in questa direzione. Quanto allo studio delle tematiche sembrava prevalere l’interesse per lo studio dell’incidenza catechetica sulla vita ecclesiale locale, in secondo luogo si optava per lo studio dell’identità della catechetica e in terzo luogo emergeva la preferenza per la sperimentazione e l’aggiornamento/orientamento dell’insegnamento catechetico.
Ai convegnisti veniva anche a delinearsi il problema del rinnovo o affidamento degli impegni direzionali del gruppo, da definirsi secondo la norma statutaria, la quale era appunto messa in discussione. Il tempo rimasto a disposizione fu quindi impiegato nella riflessione su questi argomenti. I lavori condussero così alla scelta per votazione di una direzione provvisoria, con il compito di portare il gruppo a darsi una nuova fisionomia e finalità. Venne quindi eletto un segretario nella persona del Prof. D. Luciano Meddi e di tre collaboratori, con incarichi d’animazione regionale: il Prof. Fr. Enzo Biemmi per il Nord d’Italia, la catecheta Sr. Giancarla Barbon per il Centro e il Prof. D. Ciro Sarnataro per il Sud. Gli impegni per i partecipanti furono precisati nell’assunzione del ripensamento sui problemi aperti e sul rendersi disponibili per la partecipazione al convegno, previsto per l’anno successivo.
2.3. Il secondo convegno per il rilancio del GIC
Le conclusioni del primo convegno avevano fatto il punto sulle priorità da affrontare per la prosecuzione della fase di rinnovamento del GIC. Ma, mentre in un primo momento sembrava di poter facilmente concludere la fase di rilancio, con un immediato convegno, una seria considerazione degli organizzatori sugli elementi in causa, faceva ritenere prudente e vantaggioso il prolungamento della fase di ripensamento, per cui si decise di fissare la data del secondo convegno per l’ottobre 1999, anziché nella primavera, a pochi mesi di distanza dal primo convegno.
Il convegno venne perciò programmato per i giorni 13-15 ottobre 1999 e per sua sede venne scelto l’attuale Seminario Leoniano, della diocesi di Anagni-Alatri, situato alla periferia di Anagni (prov. di Frosinone), città ricca di memorie storiche e dotata di ingente e suggestivo patrimonio artistico.[13]
I risultati di quei tre giorni di lavoro furono fecondi e fruttuosi al di là di quanto si sarebbe potuto prevedere, poiché al GIC venne impressa una fisionomia rinnovata, frutto di una svolta energica e promettente di un fecondo futuro lavoro catechetico.[14]
Per lo svolgimento dei lavori, l’attuale segreteria del GIC, con l’invio di due fogli programmatici, aveva precedentemente informato i partecipanti sulla scelta di due tipi di impegno da affrontare nei lavori del convegno e cioè in primo luogo quello della revisione dello Statuto del GIC e in un secondo momento quello di individuare alcune tematiche o campi di ricerca, nei confronti dei quali ogni membro del gruppo, unendosi ad altri catecheti per aree di interesse, avrebbe potuto esprimere le proprie preferenze ed eventualmente impegnarsi in un immediato futuro.
Pertanto, fin dall’inizio del convegno, i circa quaranta partecipanti si resero immediatamente conto del cambio di procedimento nella conduzione dei lavori: non più relazioni tematiche, ma contributi responsabili da parte d’ogni partecipante.
I lavori furono avviati con un primo input, del segretario del gruppo, Prof. D. Luciano Meddi, il quale ricordava le finalità del convegno e proponeva alcune indicazioni sull’uso di alcune tabelle di marcia, poste nella cartella di ogni convegnista, allo scopo di snellire il lavoro e di facilitare l’annotazione dei diversi contributi. A questo breve intervento veniva fatta seguire una rapida dinamica di presentazione di ogni partecipante in modo da favorirne la conoscenza. Il numero limitato dei membri e i dati emersi dalle succinte presentazioni personali consentirono a tutti, anche ai nuovi convenuti, un buon inserimento nel gruppo. Poste in tal modo le necessarie premesse nella stessa serata, si poteva procedere alla costituzione di tre sottogruppi di lavoro, focalizzato sulla revisione dello Statuto del GIC, il cui testo era stato inserito in cartella, insieme ad alcuni altri modelli statutari di associazioni ecclesiali analoghe.
La modalità di revisione stabilì tre tempi consecutivi di lavoro di gruppo e di condivisione in assemblea. Il primo momento fu dedicato alla revisione dei primi tre articoli dello Statuto, relativi alla natura, al fine e ai compiti del GIC. Nei gruppi, ogni partecipante, dopo un congruo tempo di esame individuale, offriva le sue osservazioni che venivano raccolte e coordinate per essere proposte in assemblea. I risultati di questi lavori di gruppo, evidenziati nella relazione assembleare, portarono a rilevare una spiccata convergenza di orientamento e di scelte dei partecipanti.
Gli emendamenti e le proposte innovative di maggiore entità riguardavano la natura dell’organizzazione che dall’essere gruppo di aderenti avrebbe dovuto diventare un corpo associativo. Alcuni membri della “prima ora” del GIC informavano in proposito che la scelta della connotazione dell’organismo come gruppo era stata voluta per garantire ai membri una certa autonomia nelle proposte di rinnovamento catechistico e libertà di scelta riguardo ai campi di ricerca. Ma essendo ormai acquisita la possibilità di movimento nel senso auspicato in precedenza, all’unanimità si convenne di procedere nel senso della trasformazione. Prendeva quindi corpo la proposta di dare al gruppo una nuova denominazione, nella linea di un’identità associativa ed ecclesiale, per cui veniva scelto di assumere il nome di Associazione italiana dei catecheti, da cui la sigla AICa.
Con un nuovo lavoro di gruppo e di confronto assembleare, veniva precisata la finalità dell’AICa entro le aree della promozione della ricerca scientifica in campo catechetico e della collaborazione per l’aggiornamento dei suoi membri, attraverso la presentazione periodica dei risultati, ottenuti come lavoro di un gruppo, oppure come singoli. Inoltre, per una maggior efficacia della vitalità pastorale, non solo del gruppo, ma anche della Chiesa, venivano auspicati ed esplicitamente previsti collegamenti di dialogo con altre associazioni analoghe, già esistenti ed operanti in Italia e, nel limite del possibile, anche con le associazioni di catecheti di altri Paesi, non solo Europei.
Veniva anche precisato che l’AICa doveva sempre prefiggersi di mantenere positivi collegamenti con i competenti organismi della CEI, anche per promuovere lo sviluppo della convergenza operativa nell’azione pastorale della Chiesa in Italia.
Nel terzo momento di lavoro l’attenzione fu rivolta ai successivi ed ultimi quattro articoli dello Statuto. A questo proposito, in sede assembleare, risultarono introdotte chiare richieste di modificazione sia per la formulazione dei contenuti degli articoli del precedente Statuto, come per l’aggiunta di nuove precisazioni. In particolare, alcuni nuovi elementi riguardavano la struttura dell’associazione, le condizioni d’iscrizione e la definizione dei compiti del gruppo dirigente, con il conseguente raddoppio del numero degli ultimi quattro articoli del primo Statuto. Tra questi elementi di novità ricordiamo: le condizioni d’iscrizione all’AICa, oltre al mantenimento delle precedenti, l’introduzione della possibilità di richiesta di adesione al gruppo da decidersi dall’équipe del direttivo, il quale, vagliate le competenze catechetiche dei candidati, a suo discrezionale giudizio, poteva legittimarne l’iscrizione. Un altro elemento di novità veniva a toccare la composizione e la durata del gruppo dirigente. Esso avrebbe dovuto costituito da un presidente e da tre consiglieri, eletti dai membri regolarmente iscritti, per una durata in carica di quattro anni. Infine altri elementi innovativi venivano a riguardare i finanziamenti dell’AICa. Su quest’argomento si riteneva opportuna la ricerca di nuove risorse finanziarie, mediante l’apertura alla ricezione di richieste e sponsorizzazione di ricerche e/o di studi catechetici, a contributi versati sotto forma di borse di studio, e anche ad erogazioni, liberamente versate da soci, da privati e da eventuali sponsors.
Lo Statuto, così completato, veniva votato e approvato dall’Assemblea, e ritenuto pronto per essere inviato ancora a tutti i membri regolarmente iscritti al GIC, anche assenti dal convegno, per consentire loro di offrire elementi di perfezionamento, in vista dell’approvazione definitiva da effettuarsi nel prossimo convegno annuale.
Assolti in questo modo gli impegni relativi al primo punto all’ordine del giorno, vennero costituiti nuovi gruppi di lavoro, per avviare lo studio e/o le ricerche da realizzare in seguito. I gruppi vennero formati in base alle aree d’interesse e alle scelte di campo dei singoli partecipanti, che dopo aver espresso le loro preferenze, per evitare dispersione di forze si raccolsero in tre gruppi di lavoro, intorno alle seguenti tematiche: formazione dei catechisti e di altre figure catechistiche; rapporto tra catechetica, catechesi e odierni processi di comunicazione e catechesi alternative parallele; nuovi modelli di prassi catechistica. La tematica riguardante la necessaria rivisitazione del Documento Base o Il Rinnovamento della Catechesi, intravista durante i tempi assembleari, non venne fatto oggetto di particolare riflessione.
I lavori di gruppo sulle tre tematiche vennero presentati nell’ultima assemblea del convegno, anche se, com’era previsto, la riflessione poteva dirsi solo inizialmente avviata. Per questo venne ribadita la necessità dell’impegno a continuare lo studio, da parte di ogni convegnista, in vista del perseguimento di più validi risultati, da condividere nel prossimo convegno dell’associazione.
A conclusione dei lavori, va infine ricordata la solenne concelebrazione eucaristica nella festa di S. Teresa, presieduta dall’ordinario del luogo, S.E. Mons. Francesco Lambiasi. Essa veniva a coronare non solo la felice riuscita del convegno, ma anche la cordiale ospitalità dei Superiori del seminario e dei seminaristi. Nello stesso tempo rafforzava la dimensione spirituale ed ecclesiale della “rinnovata” associazione, che intende porsi con sincerità e competenza a favore della feconda vitalità della Chiesa che è in Italia.
Note
[1] BISSOLI Cesare, Gruppo italiano catecheti, in GEVAERT Joseph (a cura di), Dizionario di catechetica, Leumann (Torino), Elle Di Ci 1986, 322.
[2] L.cit. Inoltre, per una documentata conoscenza delle motivazioni che condussero alla costituzione del GIC e sulle prime precisazioni relative al suo campo d’indagine, cf GENERO Bartolomeo, Per una riflessione critica sulla catechesi: il Gruppo Italiano Catecheti, in Rassegna di Teologia 18 (1977) 5, 474-489.
[3] In quest’ambito vanno segnalate le seguenti pubblicazioni, proponenti i contenuti maturati nell’ambito degli incontri annuali e cioè: GRUPPO ITALIANO CATECHETI, La catechetica: identità e compiti. Atti del II incontro nazionale dei catecheti italiani (Frascati 23-25 aprile 1977), Udine, Centro Catechistico 1977; ID., Teologia e catechesi in dialogo. Atti del III incontro nazionale dei catecheti italiani (Frascati 29 aprile-1° maggio 1978) Bologna, Dehoniane 1979; ID., L’istanza veritativa nella catechesi, Atti del VII incontro nazionale dei catecheti italiani (Roma 24-27 aprile 1986) Pubblicazione litografata a cura della Segreteria del GIC, Milano [s.d.]. Alcune relazioni di questi incontri sono successivamente pubblicate dalla rivista Catechesi (cf GARANCINI Gianfranco, Il difficile rapporto fede-cultura negli anni ’80 [Riflessioni sulla situazione italiana e stimoli per la catechesi], in Catechesi 51 [1982] 11, 3-19; ALBERICH Emilio, L’istanza veritativa nell’atto catechistico. [Tappe di un cammino, acquisizioni e problematiche], in Catechesi 56 [1987] 1, 9-18; GUGLIELMONI Luigi, Luci e ombre nella catechesi. [Riflessioni sulla situazione italiana/1], in Ivi, 19-26; ID., Il problema dell’integrazione tra catechesi, Bibbia e liturgia. [Riflessioni sulla situazione italiana/2], in Ivi n. 2, 9-16; ID., Quale «esperienza» nella catechesi? [Riflessioni sulla situazione italiana/3], in Ivi n.3, 9-19; ID., L’attenzione alle dimensioni «ecclesiale» e «morale» nella catechesi.[Riflessioni sulla situazione italiana/4], in Ivi n. 4, 19-27; ID., Il problema della trasmissione del Messaggio.[Riflessioni sulla situazione italiana/5], in Ivi n. 5, 9-20). A queste indicazioni va aggiunto il riferimento al ciclostilato, realizzato a cura del GIC, che raccoglie gli Atti del Convegno 1987, sul tema: Catechesi e cultura attuale. Inoltre in esso sono offerte le informazioni essenziali sull’incontro avvenuto a Collevalenza [Todi] con un gruppo di iscritti, in data 30 giugno 1 luglio 1988, sul tema: Le competenze della catechesi).
[4] Su questo versante va ricordata la ricerca relativa alla qualità e quantità di presenza dei catechisti italiani (cf ID., La formazione dei catechisti. Atti del IV incontro nazionale dei catecheti italiani [Frascati-Grottaferrata 28 aprile – 1° maggio 1979] Bologna, Dehoniane 1980)
[5] I primi Incontri annuali venivano preparati anche da precedenti incontri regionali, opportunamente distribuiti sul territorio nazionale (cf GRUPPO ITALIANO CATECHETI, La catechetica 12; ID., Teologia e catechesi 19-110). Inoltre si può osservare che anche dalla lettura d’alcune relazioni dei successivi incontri annuali, si può facilmente riconoscere la loro qualificata validità per i contributi di riflessione e di confronto fra i partecipanti (cf MANELLO Maria Piera, Il IV incontro del Gruppo Italiano Catecheti, in Rivista di Scienze dell’Educazione 17 [1979] 3, 379-382; ID., Il V incontro del Gruppo Italiano Catecheti, in Ivi 18 [1980] 2-3, 306-309; ID., Catechesi e cultura. Breve relazione del VI convegno nazionale del GIC, in Ivi 20 [1982]; ID., L’istanza veritativa nella catechesi. Una tematica impegnativa per le giornate d’incontro dei Catecheti Italiani, in Ivi 24 [1986] 2, 229-233); MARINO Giorgio [a cura di ], L’annuncio della fede nell’evoluzione dell’attuale cultura italiana. Convegno del Gruppo Italiano Catecheti, Roma 1-3 maggio 1987, in Catechesi 56 [1987] 8, 37-39; GIULIANI Angelo e REZZAGHI Roberto [a cura di], Unità e pluralismo nella catechesi. Il Convegno 1989 del Gruppo Italiano Catecheti, in Catechesi 58 [1989] 7, 51-59).
[6] Una buona lettura di questa situazione socio-culturale a livello mondiale in cui per vari aspetti si può riconosce descritta quella italiana si può reperire in PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA, Per una pastorale della cultura (23 maggio 1999), in sito internet: cf Chttp://www.vatican.va/curia_romana/pon_…c_pc-cultr_doc_03061999, 8-18.
[7] Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana 1992; CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio Generale per la Catechesi, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana 1997.
[8] Come non tener conto dell’edizione definitiva della serie dei Catechismi per le varie età e in particolare del Catechismo degli adulti? (Cf CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Catechismo degli adulti. La veritvi farà liberi, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana 1995).
[9] Cf Lettera d’indizione e invito all’Assemblea costituente del GIC, Roma aprile 1998.
[10] Cf Notizie GIC, foglio informativo [s.d.].
[11] Cf l’introduzione al programma dell’assemblea-convegno del 16-17 ottobre 1998.
[12] Per una breve relazione di questo convegno-incontro cf PAGANELLI Rinaldo, Bentornato GIC, in Evangelizzare 25 (1998-99) 4, 250-253, oppure con il titolo: A convegno i catecheti italiani, in Settimana (1998) n. 38, 11.
[13] I convegnisti ebbero anche l’opportunità di fare significativa esperienza di questo patrimonio, mediante due visite culturali guidate: la prima alla splendida e celebre cripta della cattedrale d’Anagni, di cui già esiste un’essenziale guida artistico-religiosa (cf RAVASI Gianfranco, La Cripta della Cattedrale di Anagni. Una piccola sistina sotterranea, Anagni, Ediz. Cattedrale d’Anagni 1995) e la seconda al Palazzo dei Papi.
[14] Una relazione dei lavori del convegno è stata presentata da PAGANELLI Rinaldo, I catecheti italiani si rifondano, in Settimana (1999) n. 40, 11.