Pala 2008

PALA PAOLO, Lu Caltularu di la duttrina cristiana. Studio di un catechismo gallurese (1888), Rubbettino, 2008

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Questo volume, inserito nella collana di studi di meridionalistica, promossa da prof. Borzomati (docente presso l’università per stranieri di Perugia), e portata avanti dall’Istituto Euromediterraneo ISSR, rappresenta attualmente l’unico conosciuto catechismo scritto in lingua gallurese ad opera di un’intraprendente parroco di Aggius, Don Paolo Brandano.

Placida 2008

PLACIDA FLAVIO, Le omelie battesimali e mistagogiche di Teodoro di Mopsuestia, Coop.S.Tom.-Elledici, 2008

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La scoperta del testo siriaco delle Omelie battesimali e mistagogiche da parte di Alfonso Mingana nel 1932, ha dato indubbiamente nuovo slancio alle attività di ricerca e di comprensione della teologia di Teodoro di Mopsuestia. Il suo paziente e originale lavoro di traduzione in lingua inglese prima, e la riproduzione fotostatica del manoscritto Mingana Syr 561 con traduzione francese dopo a cura di Tonneau e Devreesse, hanno fortemente contribuito a rivisitare e rivalutare la dottrina cristologica di questo vescovo del V secolo. Con il presente lavoro ho voluto offrire una traduzione italiana completa in un unico volume delle Omelie battesimali e mistagogiche, al fine di rendere a tutti accessibile per mezzo di una diffusione capillare, ciò che fino a qualche tempo addietro era considerato “campo di indagine” esclusivo per gli specialisti del settore. Il testo di cui mi sono avvalso per realizzare la traduzione è la riproduzione fotostatica del manoscritto Mingana Syr 561 con traduzione francese, a cura di Tonneau e Devreesse del 1949.

Mi sono accostato alla traduzione francese delle Omelie nella duplice veste di catecheta e di appassionato delle opere dei padri e di scrittori ecclesiastici […]. Chi legge deve essere messo nelle condizioni quasi di ascoltare “al vivo” il fonema di termini tipo: “congiunzione”, “associazione”, “catastasi”, “uomo assunto”, così cari al nostro autore e che ne riflettono il contenuto omiletico originale, senza pensare a possibili confronti intratestuali. Anzi si desidera proiettare a ritroso il lettore, rendendolo quasi coevo di quell’assemblea di uditori presenti all’insegnamento teologico-catechetico del vescovo di Mopsuestia (dalla Presentazione dell’autore).

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Flavio Placida, nato a Soveria Simeri (CZ) il 12 marzo 1970, è stato ordinato presbitero il 18 novembre 1995. Ha conseguito il Dottorato in Teologia, con specializzazione in Catechetica, presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Attualmente è Docente di Catechetica presso l’Istituto Teologico “S. Tommaso” di Messina, Presidente del Centro Studi Verbum. PE anche parroco nelle Parrocchie Madonna del Carmine e S. Maria di Acquaviva e vice-direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano nell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace. Ha già pubblicato Aspetti catechistico-liturgici dell’opera di Cromazio di Aquileia, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2005.

Romano 2008

ROMANO ANTONINO (a cura di), Catechesi e catechetica, per la fedeltà a Dio e all’uomo. Studi in memoria del prof. Don Giovanni Cravotta, Coop.S.Tom.-Elledici, 2008

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Don Giovanni Cravotta (1942-2006), salesiano sacerdote, ha illuminato il panorama teologico e pedagogico della Chiesa italiana con il suo profondo impegno di “Catecheta di professione”. Questa raccolta di contributi, in sua memoria, rende omaggio alla sua persona e riconosce, al contempo, il grande merito di “Maestro di Catechetica” in una Scuola da lui iniziata, presso l’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina. La ricerca sull’essere e la missione dei Catechisti in Madagascar è stata sostenuta da un’ipotesi generale: i Catechisti sono stati, per la loro formazione, l’esperienza didattica e la loro reinterpretazione dell’annuncio della Rivelazione, i veri autori principali del processo di inculturazione della fede cattolica in Madagascar.

Il Centro di Pedagogia Religiosa “Giovanni Cravotta” è sorto nel 1972, in seno all’Ispettoria Salesiana di Sicilia, come Centro Catechistico Salesiano.

Attualmente, oltre a svolgere le funzioni istituzionali di Centro universitario di ricerca, all’interno dell’Istituto Teologico “San Tommaso”, il Centro di Pedagogia Religiosa promuove attività di intervento metodologico-catechetico a favore delle Chiese di Sicilia e di Calabria, collaborando anche a livello internazionale (Africa e Madagascar) alla riflessione pedagogico-religiosa e Catechetica.

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Antonino Romano sdb (STD; PhD; MA) è professore straordinario di Catechetica fondamentale, presso l’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina (Aggregato all’UPS di Roma).

Direttore del Centro di Pedagogia Religiosa “Giovanni Cravotta”, Vicedirettore di Itinerarium, ha pubblicato per la Coop.S.Tom.: Percorsi della catechesi malgascia (2003); Les catéchistes à Madagascar (2006).

Trenti 2008

TRENTI ZELINDO, Il linguaggio nell’educazione religiosa, Elledici, 2008

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L’importanza che il linguaggio assume nella ricerca attuale è un fatto sorprendente, ma allo stesso tempo comprensibile; documenta la situazione tipica del nostro tempo, carico di provocazioni e fervido di novità.

Il linguaggio si porta al cuore dell’esplorazione esistenziale: si piega sulla vita, anche nella sua quotidianità, tende a decifrarla in tutti i suoi richiami, quello religioso compreso.

Anzi la riflessione religiosa muove per lo più da interrogativi profondi e appassionanti: si sforza di darvi comprensione e risposta. Va quindi forgiando un linguaggio singolarmente affinato e pertinente, di cui gli interventi che proponiamo offrono ampia documentazione.

Il quadro organizzativo globale di questo studio ha privilegiato la riflessione ermeneutica per la rilevanza e autorevolezza che gode nel panorama culturale odierno; dovuta anche al fatto che vi sono approdati studiosi e pensatori eminenti: hanno contribuito e contribuiscono a decifrare l’esperienza umana anche nel presagio che la rapporta alla Trascendenza.

Andreuccetti 2007

ANDREUCCETTI EMANUELE, La locanda dei Racconti. Una pastorale in stile narrativo, EDB, 2007

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Per chi ha consuetudine con il vangelo, la “locanda del racconto” rimanda immediatamente ad Emmaus: una narrazione che finisce sulla manifestazione di Gesù.

Da questo suggerimento prende senso il presente volume. che nasce in un contesto laico, quando l’autore scopre all’università di stato il metodo narrativo nell’interpretazione dei testi letterari. Trasferirlo all’interpretazione biblica è quasi automatico; valorizzarlo come metodo globale per la formazione in ambito catechetico e nella pastorale è il passaggio della maturità.

Ma non si pensi ad un volume metodologico: è invece una riflessione all’interno della pastorale e della catechesi, perché l’arte della narrazione è presentata come percorso pastorale-formativo alla luce dell’esperienza cristiana.

La comunità credente diventa “locanda della presenza”, “locanda della Parola”, “locanda della frazione del pane”, “locanda della comunione”.

Narrare di sé e della Chiesa fa risvegliare la reciproca identità.

Annicchiarico 2007

ANNICCHIARICO VINCENZO, Mediare il Vangelo oggi. Dire o comunicare?, Viverein, 2007

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Oggi miliardi di immagini appaiono su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udrà la Sua voce? Perché solo quando si vedrà il Suo Volto e si udrà la Sua voce, il mondo conoscerà la “buona notizia” della nostra redenzione. Questo è il fine dell’evangelizzazione e questo farà dei nuovi media ed in particolare di internet uno spazio umano autentico, perché se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo (Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Internet: un nuovo Forum per proclamare il Vangelo, 12 maggio 2002).

Attanasio 2007

ATTANASIO MARIA ROSARIA, Il linguaggio multimediale nell’educazione alla fede dei fanciulli dai 7 ai 10 anni, Paoline, 2007

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Obiettivo primario del volume è di colmare l’attuale vuoto nel campo dell’interazione tra new media e catechesi dei fanciulli dai 7 ai 10 anni. La questione si pone in primo luogo in termini di comprensione del nuovo “scenario mediatico”, più che di offerta di contenuti: il soggetto educativo si è trasformato da spettatore passivo a “creatore” di percorsi, a protagonista anche nel proprio cammino di fede.

È una nuova visione pedagogica che si pone in consonanza con l’antropologia biblico-evangelica ed ecclesiale di centralità della persona, del suo valore per Dio e per (e dentro) il piano di salvezza, perché si costruisca come soggetto libero, responsabile della propria esistenza, della storia e della vita della Chiesa e come “essere in relazione”, capace di interconnessioni, di interscambi e di apertura su ogni fronte e con ogni persona.

Di Fiore 2007

DI FIORE CALOGERO, Guida la tua canoa. Manuale di dinamica di gruppo, Rubbettino, 2007

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Rubbettino, 2007, pp.196 – ISBN: 978-88-498-1756-0 – €. 13,00

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Oggi fare una proposta educativa ai giovani risulta essere una delle preoccupazioni più presenti nella nostra società, ma anche rappresenta una delle sfide più complesse e faticose che richiedono non solo un impegno serio e continuativo, ma anche una grande competenza.

Una domanda che emerge forte è: chi sono i nostri giovani? Quali sono le loro domande? Quali i loro vissuti?

I giovani di questa società appaiono molte volte insoddisfatti, con forti crisi d’identità, rischiano di diventare una massa senza nome e senza volto. Non hanno più luoghi dove vivere esperienze forti che li aiutano a non essere solo un numero nella società.

In questa situazione diventa indispensabile ripensare all’opera educativa, che miri a ridare dignità alla vita quotidiana che i giovani a volte rifiutano, perché la vedono priva di speranza; occorre ripensare alla figura di educatori che sappiano incontrare i giovani e instaurare con essi un autentico rapporto educativo, attraverso il quale indirizzarli verso la propria realizzazione personale e sociale.

Il presente lavoro mette in evidenza come in un processo di formazione dei giovani è indispensabile che l’educatore sia una persona capace di vivere e di creare rapporti educativi, e perciò è necessario che possieda competenze professionali ed esistenziali che lo abilitano a gestire dei processi educativi; il piccolo gruppo, in questa proposta, è considerato come il luogo privilegiato della comunicazione educativa e di costruzione dell’identità personale e sociale.

(dalla Prefazione di Giuseppe Morante)

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Calogero Di Fiore (Palermo, 1967) è membro della Congregazione della Missione. Dottorando in Scienze dell’educazione con specializzazione in Pastorale Giovanile e Catechetica. Docente di catechetica fondamentale presso l’istituto Pio X di Catanzaro e di dinamica di gruppo presso l’ISSR di Donnaregina di Napoli.

E-mail: alba.nuova@email.it

Lucariello 2007

LUCARIELLO DONATO, Và e anche tu fai così. Funzione performativa della Parola, Facoltà Teologica Pugliese, 2007

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La teologia narrativa può offrire all’evangelizzazione la riscoperta di un nuovo modo di “dire Dio” per la salvezza degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Oggi ci si deve mettere alla ricerca di un linguaggio nuovo per la formulazione della fede, che sappia distinguere la sua sostanza dalle forme di espressione della medesima e che provochi una conversione non solo negli uomini e nelle donne, ma in tutta la prassi pastorale.

Questo lavoro è nato dal bisogno di ripensare l’intero impianto formativo e pastorale per una buona comunicazione e trasmissione della fede nelle comunità ecclesiali.

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Donato Lucariello è docente di Teologia Pastorale, Teologia del Laicato e Teologia Spirituale nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bari; fa parte del Dipartimento di Teologia Pratica dell’Istituto Teologico Pugliese di Molfetta (Facoltà Teologica Pugliese) e collabora con l’Istituto Pastorale Pugliese. Ha pubblicato numerosi saggi che affrontano i nodi pastorali più attuali, riguardanti la parrocchia, la catechesi e la comunicazione della fede.

Pandolfi 2007

PANDOLFI LUCA, Ascoltandoci. Itinerari sull’ascolto per adolescenti e giovani, Paoline, 2007

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Paoline, Milano, 2007 – 184 pagine – Codice: 9788831532730 – Prezzo: Euro 10,00

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Volume dedicato al tema dell’ascolto nella vita dei giovani e degli educatori, partendo da un’espressione davvero significativa: i ragazzi, non è vero che non ascoltano.

Il volume è strutturato in tre parti:

La prima parte, in quattro sezioni, parla dell’essere ascoltati e dell’ascoltare nelle mille situazioni della vita quotidiana. Tra coetanei, con gli adulti; ascolto di se stessi, del “buon Dio”.

Ogni sezione è scandita da tre momenti: il forum, dove ragazzi e ragazze dicono la loro; riflettendoci un po’’: il momento nel quale si sottolineano le idee dominanti che danno da pensare, e ascoltando Dio che parla è il terzo momento in cui ci si mette in ascolto della parola di Dio.

Nella seconda parte del volume si fa un passo avanti, aiutando a capire meglio alcune dinamiche generali dell’ascolto.

La terza parte è un piccolo vademecum per gli animatori e gli educatori nella quale si offre qualche suggerimento in più per l’uso del testo, per la costruzione di un itinerario di educazione all’ascolto da vivere durante momenti di catechesi, animazione dei Campi estivi.

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Luca Pandolfi, (1965) è prete della Diocesi di Roma. Da diversi anni svolge il suo servizio pastorale accompagnando gruppi di adolescenti, giovani e adulti. È docente di Antropologia Culturale presso la Pontificia Università Salesiana e presso la Pontificia Università Urbaniana, dove insegna anche Sociologia della Religione e dirige il Centro di Comunicazioni Sociali. Si occupa a Roma e in Italia della formazione di catechisti, educatori, animatori di gruppi giovanili e capi scout. Svolge ricerche in Italia e all’estero e anima, insieme ad altri amici, un’associazione di solidarietà internazionale, che si chiama S.A.L., Solidarietà con l’America Latina.

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INTERVISTA ALL’AUTORE

Cosa significa “ascoltare” e perché è così importante imparare a farlo?

Ascoltare significa percepire la realtà, il mondo intorno a noi, le persone, la loro storia. Ascoltare significa percepire la realtà e il mondo dentro di noi, la nostra persona, la nostra storia. Mettersi in ascolto significa percepire la parola discreta di Dio, il suo grido nell’umanità, la sua presenza e la sua compagnia. Non ascoltare significa perdersi tutto questo… Si nasce pronti ad ascoltare e di fatto cresciamo solo ascoltando… Ma ad ascoltare si impara, se si vuole, giorno dopo giorno. Si affina la nostra capacità, la nostra attenzione. Se intono a noi abbiamo chi ci ascolta, davvero, è più facile imparare ad ascoltare. Ma anche noi dobbiamo fare la nostra strada.

Oggi i giovani ascoltano? E chi ascoltano?

Il mio libro inizia con le parole di Andrea, giovane scout di 19 anni che dice: “I ragazzi, non è vero che non ascoltano: a volte fanno finta di non ascoltare. In realtà ascoltando, stanno zitti e nella loro mente passano mille pensieri: ma non è detto che ne parlino… E questo per mille motivi…”. Questa frase, raccolta durante un incontro con un gruppo di giovani scout mi ha molto colpito. L’ho ascoltata e l’ho trascritta sapendo che avrebbe segnato questo lavoro sull’ascolto e i giovani. Anche se è in un italiano non molto probabile, forse molto parlato, ho preferito lasciarla così, come era stata detta, come l’ho ascoltata, con la forza di questo i ragazzi, non è vero che… Mi lasciano perplesso le “teorie” sulla superficialità di ragazzi e giovani: di solito sono idee un po’ grossolane, proposte da adulti che parlano di se stessi in termini di spessore e profondità, e parlano dei giovani in termini di superficialità e perdita dei valori: spesso nasconde l’incapacità di farsi ascoltare. Più interessante sarebbe approfondire la questione delle dinamiche dell’ascoltare: come queste si apprendono vivendole, essendo ascoltati, prima, e imparando ad ascoltare poi. Sarebbe interessante approfondire come gli adulti che popolano il mondo dei ragazzi e dei giovani vivono l’ascolto, usano la televisione, il cellulare o internet. In parte questo libro vuole offrire qualche spunto di riflessione in proposito. Essendo letto anche da educatori adulti e giovani forse darà da pensare…

In un ambiente carico di opportunità, di stimoli, ma anche di rumori e chiasso, e dunque con poco silenzio, è possibile ascoltare?

Credo di sì. Il problema non è tanto l’assenza o la presenza di silenzio ma la “capacità” di silenzio. “Ieri” c’era più silenzio e meno stimoli ma non sempre si sapeva cosa fare di questo silenzio. “Oggi” c’è meno silenzio e più stimoli e non sempre si sa cosa fare quando si sta in silenzio. Occorrono persone che sanno raccontare con la vita, non tanto con le parole, e con la loro forza cosa riescono a percepire e ad ascoltare nel silenzio. Occorrono anche persone che sappiano guidare gradualmente all’esperienza del silenzio e dell’ascolto.

In quale modo si ascolta Dio?

Innanzitutto sapendo e percependo, anche scommettendo direi sul fatto che lui ha qualcosa da dirci. Il Signore ha qualcosa da dirci, dialoga con noi e vuole ascoltarci. Pertanto non vuole solo parlare, non vuole solo ascoltare. Vuole dialogare con noi: sulla vita, sulla storia, sulle vicende quotidiane, sul grido del nostro cuore e sul grido e i sogni di tutta l’umanità: vuole parlarne “con “ noi. Ci va di iniziare a parlare con lui? Circa il modo… Beh un po’ come con le altre persone: iniziando a conoscersi, poi andando più in profondità, riconoscendo i suoi modi di dire e farsi presente, le sue domande e le sue risposte. Una conoscenza autentica e liberante del messaggio biblico aiuta molto nel dialogo e nell’ascolto di Dio: a volte non aiuta immaginarsi un dio strano, distante, esigente, inumano, spiritualeggiante e disincarnato. Dio parla agli uomini, con parole d’uomini e racconta la sua passione per la vita dell’uomo, la vita piena, che non finisce, la vita per tutti.

Che differenza c’è tra sentire e ascoltare?

I ragazzi nel libro raccontano quando qualcuno “li sente” e quando capita loro che qualcuno “li ascolti”. Percepiscono la differenza nel sentire che le loro vite, non solo le loro parole, “entrano” nella vita di chi li ascolta. Si può sentire superficialmente ma non si può ascoltare se non con passione e partecipazione.