Morante 2013

GIUSEPPE MORANTE, Itinerari per l’educazione alla vita di fede, Elledici, 2013

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Il concetto di «itinerario» ha decisamente un gusto biblico, leggiamo infatti in Deuteronomio 8.2-5: «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore. tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo mantello non ti si è logorato addosso e il tuo piede si è gonfi ato durante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio. così il Signore, tuo Dio, corregge te» . Questo passo dell”Antico Testamento mostra come la dimensione della fede sia un ripercorrere costantemente il rapporto, la relazione con Dio dispiegata nel tempo e segnata nell’esperienza, fino a riconoscere che «nella pienezza del tempo» (Gal 4,4) Dio stesso ha voluto, in Gesù Cristo, con un Corpo entrare nella vicenda umana, farsi esperienza. compiere un itinerario.

Quest’ultima fatica di donGiuseppe Morante, figlio diDon Bosco, professore emerito dell”Università salesiana di Roma, stimato e conosciuto catecheta a livello internazionale è proprio dedicata al concetto di itinerario in chiave pedagogicopastorale, nonché catechistico. Lo sfondo sul quale si colloca è chiaramente quello del decennio educativo che i Vescovi Italiani hanno indicato negli Drientamenti Pastorali Educare alla vita buona del Vangelo. AI n. 26 di tale documento si legge infatti come il concetto di «itinerario» appartenga alla dimensione educativa: «”Cristiani si diventa. non si nasce”,” Questo notissimo detto diTertulliano sottolinea la necessità della dim ensione propriamente educativa nella vita cristiana. Si tratta di un itinerario condiviso, in cui educatori ed educandi intrecciano un’esperienza umana e spirituale profonda e coinvolgente. Educare richiede un impegno nel tempo, che non può ridursi a interventi puramente funzionali e frammentari; esige un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti della relazione educativa, prendono posizione e mettono in gioco la propria libertà , Essa si fo rma, cresce e matura solo nell’incontro con un’altra libertà; si verifica solo nelle relazioni personali e trova il suo fine adeguato nella loro rnaturazione».

Se, come mostra ampiamente don Morante nel primo capitolo del Libro, il tema dell’itinerario di fede ha avuto sempre un posto speciale nella riflessione pastorale delle chiese che sono in Italia, è stato tuttavia (come ricordato al n. 3 di Educare alla vita buana del Vangelo) con il Convegno diVerona del 2006 che il concetto di itinerario ha avuto un grande risalto, laddove è emersa la scelta di disporre la pastorale in relazione alle dimensioni di vita della persona: «sono state focalizzate alcune scelte di fonda: il primato di Dio nella vita e nell’azione delle nostre Chiese, la testimonianza quale form a dell’esistenza cristiana e l’impegno in una pastorale che, convergendo sull’unit à della persona, sia in grado di “rinnovarsi nel segno della speranza integrale, dell’attenzione alla vita, dell’unità tra le diverse vocazioni, le molteplici soggettività ecclesiali, le dimensioni fondamentali dell’esperienza cristiana”.’ AI tempo stesso ha incontrato un consenso crescente l’opzione di declinare la testimonianza nel mondo secondo gli ambiti fondamentali dell’esistenza umana, cercando nelle esperienze quotidiane l’alfabeto per comporre le parole con le quali ripresentare almondo l’amore infinito di Dio.

In tal modo si è fatta strada la consapevolezza che è proprio l’educazione la sfi da che ciattende nei prossimianni: “ciè chiesto un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerari formativi, per renderli più adatti altempo presente e significativi per la vita delle persone, con una nuova attenzione per gli adulti” Il Santo Padre ci incoraggia in questa direzione, mettendo in evidenza l’urgenza di dedicarsi alla formazione delle nuove generazioni. Egli riconosce che l’educare, se mai è stato facile, oggi assume caratteristiche più ardue: siamo di fronte a “una grande ‘emergenza educativa’, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita”».’Il tema degli itinerari è dunque un tema che interroga la formazione cristiana degli adulti e dei giovani come la catechesi dell”iniziazione cristiana dei piccoli, la pastorale prima ancora della catechesi, con la quale,tuttavia, Morante dialoga attentamente fino a mostrare come gli stessi CatechismiCEI suppongano una forte dimensione educativa che si dispiega – appunto – attraverso la capacità di suggerire percorsi concreti alle comunità.

Il testo, poi, con maestria,aiuta a collocarsi in questa mentalità e a sviluppare itinerari attenti alla dimensione locale. Non mancano riferimenti alla formazione dei catechisti e all”inclusione delle persone disabili, due tematiche alle quali Morante ha dedicato – e con passione – moltodel suo insegnamento.Aluiva la gratitudine per questo testo e per il suo impegno nella catechesi, a noi il prezioso percorso segnato da un libro che tanto può suggerire nei cammini operativi degli Uffici Catechistici diocesani e delle Parrocchie,

D. GUIDO BENZI, Direttore Ufficio Catechistica Nazianale-CEI

Ramirez 2013

SANDRO RAMIREZ, La tenda e il grembiule. La Chiesa nell’insegnamento di don Tonino Bello, Vivere In, 2013

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Pagine dense di testimonianza nelle quali l’A. vuol rendere un omaggio e un contributo alla figura di Mons. Bello, per il quale è in corso la causa di canonizzazione, la cui statura teologica, pastorale e morale, la sua statura cristiana, era ben evidente a quanti lo accostavano.Vuole essere un contributo alla maggiore conoscenza dei suoi scritti. Potremmo dire che è semplicemente un’antologia ragionata di suoi scritti, a partire da una sensibilità, quella ecclesiologica, e da una prospettiva, quella della parrocchia, ancora tanto attuali.Quattro sono gli “elementi” che si rincorrono e si intrecciano negli scritti: Trinità, Eucaristia, Chiesa, Mondo. Anche quando non esplicitamente richiamati, ne risulta evidente l’intenzionale interdipendenza. Sta di fatto che l’impostazione è chiaramente conciliare, sia per gli espliciti riferimenti alla Lumen Gentium che per il riferimento costante alla Gaudium et Spes e alla Sacrosanctum Concilium.

Bartolini 2012

BARTOLINI DE ANGELI ELENA LEA – BORGHI ERNESTO – BRANCA PAOLO – PETRAGLIO RENZO, Credere per vivere. Prospettive giudaiche, cristiane e islamiche a confronto, Edizioni Terra Santa, 2012

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Che cosa significa oggi avere fede? Se si ragiona in termini tradizionali, nell’Occidente euro-atlantico non si può che far riferimento anzitutto alla fede nel Dio cristiano. Se, però, si allarga l’orizzonte e si approfondisce l’analisi, non si può non considerare quanto importanti siano stati e siano, proprio nello sviluppo della cultura “occidentale”, gli apporti e la presenza
di fedeli ebrei e islamici e delle loro prospettive di fede e di cultura.

Ebrei, cristiani e musulmani possono mettere in campo efficaci pratiche fondate sulla ragionevole fiducia che l’incontro con l’altro sia un’opportunità per tutti. In tale quadro culturale contemporaneo agli autori di questo volume – studiosi delle tradizioni religiose giudaiche, cristiane e islamiche e organizzatori di occasioni formative nell’ambito del dialogo ecumenico e interreligioso – è parso importante scrivere queste pagine seriamente divulgative.

Esse sono rivolte a chiunque desideri capire meglio l’importanza esistenziale delle fedi giudaica, cristiana e islamica per la ricerca della felicità personale e collettiva e sia interessato a una convivenza sociale migliore, proprio a partire da un confronto culturale e religioso intelligente e appassionato.

La Prefazione al volume è di mons. Franco Buzzi, teologo e umanista, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano.

Biemmi 2012

BIEMMI ENZO – BIANCARDI GIUSEPPE (a cura di), La catechesi narrativa. Atti del Congresso dell’Équipe Europea di Catechesi, Cracovia 26-31 maggio 2010, Elledici, 2012

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La fede cristiana nasce dall’ascolto. E ciò che si ascolta è un racconto: il racconto degli avvenimenti sconvolgenti che si sono svolti nella storia attorno a Gesù, detto il Cristo, e che sono raccontati come una Buona Notizia per tutti gli uomini di tutti i tempi. La fede stessa si colloca nell’ordine dell’avvenimento: essa dà luogo a storie di uomini e di donne, tutte singolari, che si raccontano anch’esse; si raccontano e si collocano nella grande storia della salvezza che il Credo dei cristiani proclama.

È questa fondamentale dimensione narrativa della fede cristiana, della sua emergenza e della sua trasmissione, che la presente opera vorrebbe mettere in rilievo. I tempi sono favorevoli. Perché, con la fine delle grandi ideologie, è la connotazione narrativa di ogni esistenza umana che oggi viene valorizzata. Il bisogno di ascoltare e di offrire racconti non è mai stato così grande. La fede non risulta diminuita in un tale contesto: frutto di una lunga tradizione, essa è la storia di un evento accolto e raccontato. Così, la catechesi, in un mondo in cui la fede non è più un dato pacifico, è chiamata a rinnovarsi, nel suo contenuto come nella metodologia, valorizzando il fondo narrativo della tradizione giudaico-cristiana. In altri termini, è stimolata a fondarsi in modo tutto particolare sui racconti biblici e ad intrecciare i racconti della tradizione con i racconti di oggi. In tal modo, aiuterà i cristiani sia ad appropriarsi della propria storia, sia a rendersi capaci di raccontarla, rendendo così ragione della loro fede.

Bocci 2012

BOCCI VALERIO, Comunicare la fede ai ragazzi 2.0. Una proposta di catechesi comunic-attiva, Elledici, 2012

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Come comunicare la fede ai ragazzi di oggi, sempre connessi con i nuovi media, iperattivi e cittadini di un mondo virtuale?

Quali “parole”, linguaggi e strumenti adottare per annunciare loro la Buona Notizia?

Sono gli interrogativi che i catechisti di oggi ripetono come un ritornello.

Un tentativo di risposta arriva dalle pagine di questo libro che propone riflessioni, verifiche ed esempi concreti di catechesi “comunic-attiva” con il collaudato format dell’ipertesto su carta.

Un mix di parole e immagini, idee e suggerimenti per entrare in connessione con i “ragazzi 2.0”.

Bollin 2012

BOLLIN ANTONIO – CUCCHINI FRANCESCA, Vegliate e pregate (Mt 26,41). Veglie di Avvento, Elledici, 2012

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“Vegliate e pregate (Mt 26,41). Veglie di Avvento” è il titolo di un volumetto – fresco di stampa – prediposto dall’Ufficio per l’evangelizzazione e la catechesi della diocesi di Vicenza, contenente cinque Veglie di preghiera in preparazione al Natale e, in appendice, una breve liturgia penitenziale.

L’Avvento è un periodo di attesa gioiosa del mistero dell’Incarnazione, tempo di riflessione e di stupore, nella contemplazione di uno degli eventi più suggestivi della storia della salvezza.

Nell’Anno della fede, che stiamo celebrando, lo sguardo sul Dio fatto Uomo acquista un significato ancora più profondo e coinvolgente.

Ogni Veglia, pur presentando brani scritturistici inerenti al Natale, offre vari spunti di meditazione e modalità diverse, da vivere con gruppi parrocchiali, famiglie, catechisti e giovani animatori. Il sussidio è frutto di un lavoro accurato, compiuto con autorevole competenza dalla prof.ssa Francesca Cucchini, preziosa Collaboratrice dell’Ufficio e da don Antonio Bollin, Direttore del medesimo Ufficio.

L’auspicio è che molti fedeli possano valorizzare questo valido strumento, per accostarsi alla grotta di Betlemme con cuore ringiovanito dalla fede e colmo di speranza. Il testo è disponibile presso la Segreteria dell’ufficio e nelle librerie cattoliche.

Lavermicocca 2012

LAVERMICOCCA CARLO (a cura di), In cammino verso un nuovo modello di iniziazione cristiana. Prospettive comuni per un rinnovamento nelle Chiese di Puglia, Edizioni Viverein, 2012

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Il presente volume che raccoglie gli Atti dei due forum realizzati in Puglia dalla Commissione Catechistica Regionale per la catechesi (15-16 febbraio 2010 e 7-8 marzo 2011) col preciso

scopo di offrire informazioni utili agli operatori del settore catechistico, ascoltando gli approfondimenti degli esperti e analizzando alcune esperienze in atto, per dare corso a una riflessione comune da parte delle Chiese di Puglia e per giungere alla proposta di alcune indicazioni operative, al fine di accompagnare la sperimentazione nel contesto propriamente “pugliese”.

L’esperienza dei due forum è stata intesa come una sorta di “laboratorio”, come ne esistono altri nella Chiesa italiana, per convogliare le risorse presenti nel territorio in modo da affrontare le sfide che vengono dall’attuale scenario sociale e culturale e riprogettare la prassi ordinaria dell’iniziazione cristiana, senza la pretesa di arrivare in fretta a un nuovo modello, ma con l’umiltà di preparare le condizioni mettendo in campo gli elementi fondamentali di un rinnovato progetto ecclesiale.

La raccolta, pubblicata in occasione del Convegno Catechistico Regionale di Ostuni (22-24 giugno 2012), è il frutto del comune impegno messo in atto dagli Uffici Catechisti Diocesani. Si tratta di una lodevole iniziativa editoriale non solo perché esalta la dimensione comunionale e progettuale delle Chiese pugliesi, ma anche perché si inserisce in modo proficuo nel cammino di ricognizione disegnato dalla Commissione Episcopale per la Dottrina della fede, l’Annuncio e la Catechesi e promosso dall’Ufficio Catechistico Nazionale per rivisitare la prassi iniziatica e ridefinire gli orientamenti comuni validi per tutta la Chiesa italiana.

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Carlo Lavermicocca

Sacerdote della diocesi di Bari-Bitonto, parroco, professore stabile di Psicologia della Religione e di Didattica della Religione e vicedirettore nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bari, insegnante di ruolo di IRC nella Scuola Secondaria, collabora con l’Istituto Pastorale Pugliese. E’ socio dell’ Associazione italiana Catecheti (AICA) e della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR). Ha pubblicato numerosi saggi che affrontano le problematiche psico-pedagogiche dell’educazione religiosa.

Lorenzi 2012

LORENZI U. – DIANA M. – FELIZIANI KANNHEISER F. – FALCINELLI F. – ATTANASIO M.R. – MEDDI L., Iniziazione cristiana per i nativi digitali. Orientamenti socio-pedagogici e catechistici, Paoline, 2012

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Questo volume intende offrire ai catechisti e a tutti gli operatori pastorali alcune linee indicative in risposta all’emergenza educativa e agli orientamenti della CEI, circa l’impostazione dell’iniziazione cristiana secondo il modello catecumenale, rivolta ai ragazzi di oggi, ai così detti «nativi digitali».
Si sa che non basta proporre una nuova metodologia per dare una svolta ai percorsi di catechesi e per ottenere risultati ottimali. Gli stessi vescovi palesano interrogativi in proposito e monsignor Crociata parla, più che di modello, di «istanza catecumenale». Negli Orientamenti Pastorali 2010-20, al n. 40, ci si riferisce, poi, a «itinerari differenziati»: «Esperienza fondamentale dell’educazione alla vita di fede è l’iniziazione cristiana, che “non è quindi una delle tante attività della comunità cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare se stessa come madre”. Essa ha gradualmente assunto un’ispirazione catecumenale, che conduce le persone a una progressiva consapevolezza della fede, mediante itinerari differenziati di catechesi e di esperienza di vita cristiana».

Con tali itinerari la Chiesa si ripromette di proporre «in una società caratterizzata dal pluralismo culturale e religioso e percorsa da molteplici fenomeni di secolarismo (…) forme più idonee per annunciare il Vangelo e promuovere una mentalità cristiana matura.

In particolare, offre un adattamento del Rito per l’iniziazione cristiana degli adulti alle esigenze dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni e indica «contenuti, finalità e modalità per itinerari che conducano alla maturità della fede, a divenire cioè discepoli di Gesù in cammino con lui verso il Padre, vivendo un’esistenza secondo lo Spirito, membri coerenti e attivi della Chiesa, testimoni autentici del Vangelo nel mondo».

Tuttavia sarebbe stato opportuno, forse, prima di indicare un nuovo modello, attuare una verifica per scoprire le cause dei risultati, non pienamente soddisfacenti, conseguiti dai percorsi ispirati al Documento Base e per individuare, quindi, se sia stato un problema di metodo o di contenuti; di impreparazione dei catechisti o di incapacità di inculturare la fede, adeguando le proposte ai soggetti concreti; di mancanza di esperienza di fede e, quindi, di Gesù, o di carenza di formazione umano-cristiana integrale della persona; di mancanza di una catechesi contestualizzata, che coinvolgesse la famiglia, o di carenza nell’esperienza di Chiesa, come comunità.

Forse tutti questi aspetti e altri ancora, non sviluppati in maniera adeguata, hanno influito, determinando cammini di fede poco «convincenti», che non hanno fornito alle giovani generazioni i fondamenti per aprirsi all’azione di Dio nella loro vita, gustarne la presenza e fare scelte conseguenti. Meddi fa rilevare come sia stata ignorata nella catechesi «la logica pedagogica delle finalità e dei processi di crescita nella fede» e si sia assunta «la pedagogia soltanto come strumento didattico», e sottolinea che, per superare la crisi, occorre, invece, un modello di itinerario olististico, capace di includere le diverse dimensioni della vita e che faccia dialogare l’istanza catecumenale con gli altri progetti di IRC (cfr. pp. 152.157).

Un’attenzione, che è da mettere assolutamente in atto, oggi, è certamente quella verso i nostri interlocutori, i nativi digitali, caratterizzati da una nuova mentalità, da nuove modalità percettive e relazionali.

In questo ci fa da Maestro e da battistrada lo stesso Gesù che, nella scelta della via dell’incarnazione, assume tutto della nostra umanità e si inserisce nel punto più basso e profondo di essa, nel suo punto abissale, per incontrarci e salvarci, usando linguaggi e segni adeguati ai suoi interlocutori:

  • egli si lascia incontrare dai pastori nel «segno della mangiatoia». La sua «povertà» lo rende un Dio vicino, uno come loro, l’Emmanuele, il «Dio con noi». La «stella» e la sua «luce» sono il segno, invece, della sua Presenza per i magi, sapienti ricercatori o astrologi;

  • il suo gesto di condivisione e di solidarietà con noi peccatori e di assunzione della nostra fragilità e del nostro peccato, nel battesimo, diventa il segno di riconoscimento per la gente – o almeno per alcuni discepoli – che si sente bisognosa di conversione e si lascia battezzare da Giovanni;

  • e così avviene per ogni altro gesto o parola di Gesù: dall’annuncio del Regno al racconto delle parabole; dal gesto di toccare i lebbrosi o di lasciarsi toccare; dal cercare «i peccatori» al mangiare con loro; dall’avere compassione al perdonare; dal guarire al risuscitare; egli è un Dio che partecipa alla vita e alle problematiche delle persone, facendosene carico e conducendo alla liberazione e alla salvezza;

  • fino al gesto culminante nella sua consegna totale, per amore, sulla croce, dove è riconosciuto dal centurione romano, e ai gesti che mette in atto, da Risorto, quando va incontro ai discepoli smarriti;

  • per rimanere, poi, presente per sempre, in comunione profonda con noi e riconoscibile, nel suo «spezzarsi» nei segni del pane e del vino, quando celebriamo nell’Eucaristia la sua morte e risurrezione.

Gesù è Colui che, come Dio, si fa così fragile, da incontrarci nella nostra fragilità: nella scelta di «un’abissale piccolezza divina» incontra «la nostra abissale piccolezza umana» e, a partire da questa interazione profondissima, ci trasforma con la potenza di amore del suo Spirito, perché diventiamo come lui.

E nei riguardi dei nativi digitali? È bene domandarsi: dove e come intercettare la loro «nuova umanità» emergente e le loro aspirazioni più profonde? Come evidenziare quel Gesù, crocifisso e risorto, che, ancora oggi, si fa storia ed è presente nella rete e nelle tante proposte che si diramano sulle strade informatiche? Come far emergere Gesù che è già in loro e a cui appartengono, e che li sta già conducendo su cammini inediti e salvifici?

L’intento di questo testo è proprio quello di offrire suggerimenti in tal senso. Nel primo contributo si considera la validità dei percorsi di IC secondo l’istanza catecumenale e, precisandone la valenza e senza volerli assolutizzare, si indicano alcune condizioni in vista di un loro «apporto che sia proficuo e diventi sostenibile» (I. Parte introduttiva – Lorenzi); l’attenzione si sposta, poi, su «II. I soggetti» dell’IC e sulle loro caratteristiche: si analizzano, a livello socio-culturale, le nuove iniziazioni sociali dei ragazzi, considerando anche le trasformazioni che riguardano la famiglia e la società della «modernità liquida» (Diana); si affronta, quindi, a livello psicopedagogico, il rapporto tra catechesi e psicologia, e si esaminano le fasi di sviluppo della religiosità del bambino e del ragazzo, offrendo alcune «linee dinamiche» per una IC che coinvolga tutta la persona (Feliziani K.); segue l’analisi, anche a partire da alcune ricerche, dei comportamenti, delle categorie concettuali, delle nuove competenze dei nativi digitali, e delle esigenze, che ne derivano, di innovazione in ambito educativo e didattico (Falcinelli); a un livello più direttamente comunicazionale, si focalizza il rapporto comunicazione-catechesi e comunicazione-educazione, e si considera la ricaduta antropologica, determinata dalla multimedialità, e l’urgenza di «una iniziazione cristiana situata e connettiva» che ponga i soggetti al centro, come protagonisti e interlocutori creativi (Attanasio); si conclude il percorso con un apporto a livello catechistico/catechetico – che fa da cerniera con il primo di Lorenzi – che propone un modello di itinerario, richiesto per rispondere alle sfide rilevate, e individua obiettivi globali da perseguire nei diversi archi di età, da 0 a 19 anni (Meddi).

Ci auguriamo, con questo volume, non soltanto di offrire elementi che, spaziando su tutti i fronti implicati, conducano a ulteriori approfondimenti sugli itinerari di iniziazione cristiana e sulle nuove caratteristiche dei soggetti interessati, ma anche di consentire già «una pratica di vita» che orienti, progressivamente, a una maturità umano-cristiana dei nostri interlocutori.

Moog 2012

MOOG FRANÇOIS – MOLINARIO JOËL (a cura di), La catechesi e il contenuto della fede. Atti del quinto colloquio internazionale dell’Institut Supérior de Pastorale Catéchétique (ISPC), Parigi 15-18 febbraio 2011, Elledici, 2012

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La Chiesa italiana sta ponendo mano alla riscrittura del Documento base attraverso la redazione di un «documento condiviso» in materia catechistica. Nello stesso momento il Magistero, in occasione del prossimo “Anno della fede” sottolinea con particolare enfasi l’utilizzazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, nel ventennale della sua prima promulgazione.

In un tale contesto torna necessariamente in primo piano il problema del “contenuto” della catechesi o, più precisamente, il problema che nasce dall’esigenza di essere attenti, ad un tempo, sia ai contenuti dell’atto catechistico (fides quae), sia alla vita, ai problemi e alle esigenze di quanti sono catechizzati (fides qua).

Il Centro evangelizzazione e catechesi “D. Bosco” della Elledici e l’Istituto di Catechetica dell’Università Pontificia Salesiana intendono offrire al pubblico italiano un contributo alla migliore comprensione della problematica presentando la traduzione degli atti del colloquio internazionale organizzato dall’Institut Supérieur de Pastorale Catéchétique di Parigi nel febbraio del 2011, dedicato precisamente a: La catechesi e il contenuto della fede.

La lettura delle relazioni tenute quell’occasione potrà suggerire anche ai catechisti e catecheti italiani utili elementi di riflessione. Alcune pagine riflettono in particolare, come del resto è ovvio, la storia e l’attualità della catechesi francese; si è cercato, allora, di venire incontro al lettore meno addentro alle vicende catechistiche d’Oltralpe con una nota redazionale previa, di carattere esplicativo. Inoltre, sempre per facilitare l’accostamento al testo, le opere citate nelle note bibliografiche, quando possibile, sono state indicate in edizione italiana.

Rezzaghi 2012 /2

REZZAGHI ROBERTO, Manuale di didattica della religione, La Scuola, 2012

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Di fronte all’odierna emergenza educativa, la tenuta dell’IRC nella scuola italiana è motivo di grande soddisfazione, ma anche di responsabilità per la comunità cristiana. In nessun altro ambiente, infatti, essa può incontrare le nuove generazioni in modo così massiccio per parlare loro in modo serio di Dio.

Per questo gli insegnanti di religione sono chiamati a operare con particolare competenza, nel rispetto della laicità della scuola statale, della confessionalità della disciplina concordataria e delle attese educative di ragazzi e famiglie che scelgono di avvalersene.

Il presente manuale, nato dalla docenza, dalla formazione in servizio e dalla sperimentazione, intende essere uno strumento utile a tutti coloro che, a vario titolo, sono interessati a conoscere l’IRC, la sua natura e i suoi problemi; ma si rivolge in particolare agli insegnanti di religione e agli studenti che si preparano a diventarlo. A essi intende fornire le conoscenze di base per comprendere il profilo della disciplina attuale, la pedagogia scolastica con la quale è chiamata a misurarsi e i modelli di insegnamento della tradizione, aperti all’uso delle moderne didattiche e alle loro tecnologie.

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Indice del testo

  1. L’Insegnamento scolastico della religione nel Regno d’Italia

  2. L’insegnamento scolastico della religione nella Repubblica italiana

  3. Educare la religiosità nella scuola dello Stato laico

  4. La relazione educativa, la didattica e i suoi modelli

  5. Il rinnovamento metodologico agli inizi nel Novecento. Il modello puerocentrico.

  6. Il modello kerygmatico

  7. Il modello antropologico esperienziale

  8. Il modello curricolare

  9. Il modello della didattica per concetti

  10. I criteri della riforma scolastica per l’IRC.

  11. Insegnare oggi: l’irc nella scuola della riforma